“ A SCIPPA “
Una volta individuato il terreno adatto per la coltivazione della vite, il contadino iniziava a fare la “SCIPPA”, un lavoro molto duro e pesante, che, consisteva nello scavare il terreno a strisce larghe un metro e profonde un metro e mezzo circa.
Successivamente il terreno veniva squadrato con una corda speciale chiamata “U FILAZZUALU”; tale corda era munita di un particolare segnale ad ogni metro di distanza.
In corrispondenza dei segnali venivano piantati i “SARAMIENTI” i sarmenti di uva BARBATELLA con “ U’ MBASTINATURU “; un attrezzo di ferro che veniva conficcato nel terreno insieme al “saramiento”.
I vitigni di barbatella che attecchivano, venivano innestati a “CIPPO” nel mese di marzo e a “ZICCA” nel mese di agosto.
“ COLTIVAZIONE DELLA VITE “
Nel mese di aprile di ogni anno, ai vigneti venivano praticati dei trattamenti chimici per prevenire le varie malattie.
Il primo trattamento consisteva nel versare sopra le piccole foglie della vite “ I PAMPINI ” un certo quantitativo di zolfo puro con “ U’ ZURFATURU “.
Quando la vite aveva completato la sua crescita primaverile si provvedeva “ ARA SPITIGNATURA” cioè, a sfoltire la pianta delle “ PAMPINI “ superflue e eliminare i tralci improduttivi.
Nel mese di giugno i “SARAMIENTI” venivano legati alle canne o ai sostegni per evitare che il vento li spezzasse.
Nello stesso periodo veniva eseguito il secondo trattamento alle viti “ A RAMATA “ , soluzione di acqua e “ PETRA TRUCCHINA “ (pietra turchina, minerale a base di rame) che veniva spruzzata sulle piante.
“ VENDEMMIA “
Agli inizi del mese di ottobre l’uva veniva raccolta e trasportata “ ARU PARMIENTU “ al palmento; erano soprattutto le donne che eseguivano questo duro lavoro, trasportando l’uva con grosse cesti sulla testa.
In questo locale, l’uva veniva schiacciata con i piedi e tutto il miscuglio veniva poi versato in grossi tini per il “ RIVUATU ”, cioè, per la fermentazione, che durava dalle 24 alle 48 ore.
“ U’ VINAZZU ” che in precedenza era stato separato dal mosto, veniva sistemato con molta attenzione nel torchio, e si provvedeva alla definitiva spremitura.
Tutto il mosto, quello ottenuto dalla prima spremitura con i piedi e quello ottenuto attraverso la spremitura con il torchio, veniva opportunamente miscelato e conservato nelle botti.
Durante questo periodo il vino fermentava e veniva continuamente rabboccato fino a quando la fermentazione non terminava “ non finiva di bollire ” allora, si provvedeva a tappare le botti per far maturare il vino.A San Martino (11 novembre). Il vino veniva assaggiato; il primo travaso invece, veniva eseguito nel mese di marzo “ ARA MANCANZA DA LUNA “.
A conoscenza dei più giovani, il vino di Zumpano era uno dei migliori (se non il migliore in senso assoluto), molti ancora ricordano i vini e i moscati di “ RAFELE ‘U JANCU ” che li custodiva con molta gelosia nella propria cantina.